Corsi e ricorsi
Mag 25th, 2010 by Uvetta
Questa torta ed io non ci siamo ancora perfettamente capite, nel senso che io non l’avevo mai mangiata finchè non l’ho preparata io stessa seguendo la ricetta dello chinois del Cavoletto, che per la verità mi deluse non poco, soprattutto per il gusto di lievito troppo pronunciato e per la consistenza -ahimè cruda dentro e croccante fuori, feci proprio un mezzo disastro. Però questa forma del mazzo di rose e la preparazione (lievitazione e manualità) mi affascina e continua ad affascinarmi, così di tanto in tanto la preparo. Questa volta la ricetta l’ho trovata in una raccolta di dolci veronesi, (non chiedetemi come ne sono venuta in possesso qua nella profonda provincia torinese, è una lunga storia fatta di passione quanto di casualità, che spero diventi ancora più lunga e articolata, così da poterla raccontare presto assai ;) raccolta dicevo, dove l’origine di questa meraviglia di burro e dolcezza viene fissata a Valeggio sul Mincio, cittadina davvero graziosa in cui anni fa ho soggiornato spesso in occasione del Vinitaly, e di cui ricordo un magnifico parco naturale da visitare anche in bici, e il bellissimo borgo medievale, oltre ai tortellini più buoni che abbia mai mangiato. Andateci il 15 di giugno prossimo a cenare seduti sul ponte visconteo in una tavolata lunga circa 600 metri!
Ok, divagazione fatta, torniamo alla torta…
Appena l’ho letta sul ricettario mi è venuta voglia di farla alla mia mamma per la festa della mamma, idea tutt’altro che originale, l’avevo vista preparata in quest’occasione in decine di blog, solo che alla fine- presa nella rete dei miei innumerevoli ritardi, e avvolta nella fatica con cui faccio tutte le cose da un po’ di tempo in qua- abbiamo festeggiato un paio di settimane dopo. Il risultato però è stato eccezionale, azzeccati i tempi di lievitazione (su quelli ho capito che ognuno si deve regolare ad occhio) e la cottura (io l’ho coperta con la carta alluminio, sennò scurisce troppo per i miei gusti), la dolcezza e la burrosità davvero per golosoni ma soprattutto l’aspetto hanno fatto breccia nel cuore di mammina e nel mio di foodbloggermamma. Abbinato il passito di pantelleria Ben Ryè di Donnafugata annata 2006, che è sempre un bel bere, ma devo dire che avrei voluto una vena di freschezza maggiore (embè, ma a Pantelleria la cercavi la freschezza??) per armonizzare quel burropuro dolcissimo che spunta fuori tra un boccone e l’altro con voluttuosa prepotenza. Meglio scegliere un passito geograficamente più consono…
Torta di Rose con burro e vaniglia
Ingredienti
400 gr di farina (metà 00, metà manitoba)
150 ml di latte intero fresco
2 uova bio
70 gr di burro
170 gr di zucchero
1 bustina di lievito di birra secco attivo
1/2 bacca di vaniglia (aggiunta io, ho omesso il sale e l’olio previsti nella ricetta originale)
per farcire:
100 di burro a temperatura ambiente
100 di zucchero (la prossima volta ne metterei meno)
zucchero a velo per decorare
Premetto che per l’impasto ho fatto di testa mia, mentre la ricetta prevedeva una prima lievitazione fatta con solo farina, zucchero e lievito, che io per ragioni di tempo ho saltato. Resto però dell’idea che sarebbe da provare, perchè il fatto di lievitare senza che ci siano le uova nell’impasto mi ispira non poco.
Sciogliere il lievito in metà del latte non freddo, aggiungendo un cucchiaino di zucchero e uno di farina. Lasciar attivare per mezz’oretta. Aprire la bacca di vaniglia a metà, estrarre i semi con un coltello e metterli nel latte rimanente. Sciogliere in un pentolino il burro e far raffreddare. In una boule setacciare la farina, aggiungere lo zucchero e il lievitino; a parte battere le uova con il burro fuso e raffreddato, e incorporare il tutto all’impasto insieme al latte alla vaniglia (filtrato). Impastare con le mani sulla spianatoia fino ad ottenere una bella pasta liscia ed elastica, profumata e morbida. Formare una palla e mettere a lievitare coperta in forno spento per un paio d’ore o fino al raddoppio di volume.
Lavorare il burro con lo zucchero fino ad avere una crema omogenea per la farcitura-
Trascorso il tempo necessario, stendere la pasta col mattarello in forma il più possibile rettangolare. Accendere il forno a 50 gr. Spalmare la crema di burro sulla sfoglia e avvolgere il tutto dal lato più lungo. Tagliare le rose dell’altezza di circa 5 cm, e posizionarle in verticale e ben distanziate in una teglia da 26 cm rivestita di carta da forno. Spegnere il forno, coprire con un canovaccio e sistemare in forno al calduccio per circa 4 ore. Quando le rose saranno lievitate fino ad unirsi, procedere alla cottura.
Infornare in forno statico già caldo a 180° per 35 minuti, avendo cura di coprire la torta da metà cottura con un foglio di carta alluminio. Io per questa volta ho assistito ad una prodigiosa crescita in cottura che ha alzato la torta e dato un risultato ottimale. Alla fine, siccome era notte fonda l’ho lasciata coperta in forno spento e sono andata a nanna. Al mattino non assaggiarla col caffèlatte è stata durissima, per ciò consiglio di farne una paio di rose in più da cuocere come briosche per colazione.
cara mia..questa è una torta che faceva spesso mia mamma..ricordo ancora come rimanevo ipnotizzata dal profumo che invadeva la casa quando la sfornava!Buona, buonissima , quasi un abbraccio!
PS:ho assaggiato un passito umbro che è la fine del mondo!Molto più fresco di quelli siculi, ti darò il nome!
Davvero carina questa torta!
Bellissima! anche io la settimana scorsa mi sono dedicata al dolce lievitato e ho seguito rigorosamente l’esperienza perchè anche la ricetta più dettagliata non si può sostituire all’occhio clinico :-)
Baci
Cuginetta ha dato il meglio di te!! Questa torta è un capolavoro!!
Auguri a tutte le mamme.. tutti i giorni e non solo alla festa della mamma!! Un bacione
L’ho npreparata solo una volta usando una farcia di crema pasticciera. Mi piacerebbe provare questa versione con burro e vaniglia. LA migliore l’ho mangiata a Mantova tanti anni fa.
Saretta, in effetti sfornarla e annusarla sono due bei momenti :)
Zucchero d’Uva grazie :)
Twostella, confermi anche tu dunque… non c’ è lievitazione uguale a un’altra
Fico&uva, parole sante! evviva le mamme!!
Sciopina, ciao bella! Anche io l’avevo fatta più volte con la crema pasticcera ma devo dire che l’ho preferita col burro, non c’è proprio paragone. Bacioni
Che tentazione:-) Prima di cimetnarmi però ..eccoti :
una domanda precoccupata?Ma come si fa a mettere a lievitar la pasta “a forno spento”? ma..per essere più realisti del re..come si fa:?prima si scalda il forno, poi lo si spegne? oppure si mette in forno ..freddo? (scusa,ma qui andiamo a raggiungere livelli di Alta Pasticceria..quindi mi smarrisco..(()
Abbi pazienza ma non si finisce mai di imparare…:)
Abbracci assoutamente ammirati
bianca
Tartetatin, ciao cara! tutti bene?
hai ragione sai, mica si capisce bene… la prima lievitazione va in forno freddo (uso il forno perchè è un luogo riparato, privo di correnti d’aria o sbalzi di temperatura). La seconda lievitazione, quella con la torta già formata, l’ho messa in forno tiepido, scaldato ma poi rigorosamente spento! questo serve ad accelerare un po’ i tempi ma non è affatto obbligatorio, anzi se c’è tempo meglio sempre la temperatura ‘ambiente’.
spero di aver fatto chiarezza… ricambio gli abbracci e a presto!
La eyaculación prematura primaria es un comportamiento que el hombre aprende en el inicio de su vida sexual activa. Son las más abundantes y afectan a un 90% de los hombres en algún momento de su vida.
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