La magia del Natale
Dic 9th, 2008 by Uvetta
C’è un momento nella vita dell’enotecario che segna ogni anno inevitabilmente e inesorabilmente la fine del proprio ritmo di lavoro diciamo così ‘normale e routinario’, e l’inizio di una fase lavorativa difficile e impegnativa, in cui tutti gli schemi saltano e niente è più come prima. Questo momento, temuto per settimane e che quest’anno è arrivato puntuale per me intorno alla metà di novembre, altro non è se non l’arrivo di un corriere che entra in negozio prorompente con la sua bolla in mano e annuncia ‘ho dieci colli di Albertengo da scaricare’… è fatta, anche quest’anno sono arrivati i panettoni! Che fa allora l’enotecario? prova un minimo di rassegnazione e scoramento, dopo averne scacciato il pensiero per tutto l’ultimo periodo, inizia senza più poter rimandare a pensare che è ora di cesti regalo, addobbi natalizi, fiocchetti scintillanti, e mentalmente fa spazio seppur malvolentieri all’ingestibilità del magazzino che improvvisamente quadruplica la velocità di rotazione, mette in conto la necessità di rimodulare gli acquisti sulla base dell’esperienza ma anche dell’improvvisazione più estemporanea, già sa che non potrà soddisfare del tutto le richieste più fantasiose e imprevedibili di clienti sconosciuti che nella vastità del panorama di etichette mondiali beccano sempre quella che non hai, teme tanto la fretta dei risoluti quanto la rilassata lentezza degli indecisi, infine cerca con immenso sforzo di intravedere a tutti i costi il lato positivo della situazione, e di recuperare dentro sè anche la più sottile e remota vena sognante, la trepidante e bimbesca attesa del Natale, che dopo anni di ‘contatto col pubblico’ non è che un vago ricordo.
Da quel momento fatidico i giorni passano veloci uno dopo l’altro, l’enotecario fa l’albero di natale e addobba la vetrina del negozio, riorganizza lo spazio ed espone quante più confezioni regalo possibili d’ogni foggia e dimensione, focalizza le bottiglie che vorrebbe proprio vendere e pure quelle che per sciocca affezione spera di non vendere, decide quale coordinato di carta-nastro-fiocco utilizzare e sceglie i colori delle cassette regalo. I panettoni stanno lì, dallo scaffale dove anche quest’anno hanno miracolosamente trovato posto, belli ciccioni e infagottati, fanno di tanto in tanto l’occhiolino a qualche cliente, ai più romantici o ai più golosi. Qualcuno vedendoli sospira, qualcun’altro ride, qualcun’altro sbuffa. Qualcuno chiede informazioni e talvolta cede alla tentazione, magari è il venti novembre, ma se ne porta a casa uno.
Iniziano le aperture festive e domenicali, e anche se non sempre ne vale la pena, l’enotecario le infila tutte, sperando tutti gli anni che questo aiuti a diluire il lavoro, annulla perciò consuetudini personali e famigliari, intanto comunque raccoglie qualche ordine e inizia a preparare pacchettini; talvolta sceglie di introdurre un sottofondo musicale natalizio che aiuta l’atmosfera per un paio di giorni al massimo, dopodichè viene alla nausea velocemente. Man mano il lavoro aumenta e l’enotecario elargisce centinaia di consigli, fa lo slalom tra le sfumature in centinaia di descrizioni di vini e spumanti, spiega, traduce e interpreta, infiocchetta, spedisce e consegna personalmente. Sposta dalla cantina allo scaffale innumerevoli cartoni di bottiglie, si alza prima del solito, si ferma in negozio più del solito, si fa dare una mano da amici e parenti, riesce con fatica ma estrema soddisfazione a cenare a qualche cena di fine anno benedicendo chi le organizza (l’enotecario non ricambierà mai), dorme solo se ha tutto pronto in negozio per l’indomani.
L’enotecario foodblogger non cucina. Non solo non riesce a preparare biscotti e dolci tipici, non cucina proprio… non arriva ai piatti pronti solo perchè ha ancora una buona quantità di amor proprio, ma mangia in modo disorganizzato e il panino al bar più vicino in pausa pranzo d’un tratto diventa un ottimo alleato. Non riesce a passare nei soliti negozietti nè tantomeno ad andare al mercato, acquista quotidianamente, senza un filo logico di programmazione, alimenti basilari che richiedano elaborazioni ridotte all’osso. Soffre. Perchè in realtà possiede uno spirito da massaia che vorrebbe stare ai fornelli con calma e mettere in pista sperimentazioni, azzardi gastronomici, ricette fantasiose e classiconi da fine anno. Vorrebbe invitare a casa combriccole di amici, fare shopping di delizie affumicate e dolciumi luccicanti, scambiare pacchettini e accendere candele in salotto, invece alle nove e mezza inizia a sbadigliare e a sentire quel filino di mal di schiena. In compenso però l’enotecario foodblogger si è portato da tempo a casa un panettone. Dapprima solo per averlo a casa, poi con l’andar dei giorni, magari per consolazione dopo una fredda e lunga giornata in negozio, ha deciso di aprirlo e mangiarne una fetta; così lo alterna la mattina a colazione ai cereali integrali o alla fetta biscottata, e finisce per venerarlo una sera che non ha avuto tempo di comprare nulla e in frigo si rincorrono solo il burro e un finocchio di sei giorni.
Quest’anno porto a casa il panettone al limone che conosco e amo ormai da un tot di natali. No, non di quelli creativi e anche un po’ mappazzoni, tipo con la crema industriale al cocco o al limoncello e la copertura di ananas e cioccolato bianco, piuttosto è un panettone che definirei semplificato, senza glassa e con solo canditi di limone, canditi morbidi, grossi e profumati, veri pezzi di frutta, che nulla hanno a che fare con quei pezzi di plastica colorati che da piccola scartavo metodicamente e mi facevano dichiarare ‘a me il panettone non mi piace’. Questo è un dolce buono, fragrante e goloso, senza fronzoli e non troppo tradizionale, con un forte potere riconciliativo e una soffice burrosità. Insomma perfetto per aspettare il Natale, da condividere con chi si ama, da abbinare a tutta quella schiera di vini passiti che spesso hanno un patrimonio odoroso fruttato e agrumato da far invidia a un aranceto in fiore.
C’è ancora tempo prima che sia la notte di Natale, quella è la notte in cui la magia comunque torna, la stanchezza passa, il delirio finisce, si può tornare a casa con la gioia nel cuore e la voglia di starsene al calduccio in famiglia, è la notte in cui ci si spensiera, e anche se la fatica si è fatta sentire e le soddisfazioni sono state alterne, ci si sente comunque inspiegabilmente felici e irragionevolmente buoni. L’enotecario ha comprato il suoi regali di natale a fine ottobre, ma a molti non ha fatto in tempo per cui regalerà bottiglie. Ma domani finalmente sarà Natale, si dorme un po’ di più, si resta a casa e soprattutto si torna in cucina !! :-)
L’enotecario è troppo simpatico quando si racconta così…
Hai tutta la mia solidarietà nell’attesa che il Natale commerciale si smorzi e arrivi il Natale, quello vero, quello da camino e affetti intorno….
:)
Non so perché ma mi è venuta voglia di panettone :-) La giusta dose di ironia stempera il ritmo frenetico che certi momenti dell’anno portano inevitabilmente con sé.
Baci alla desperate enotecaria
p.s. se io sto una settimana-dieci giorni senza cucinare qualcosa di “serio”, che non sia un’insalata di finocchi o cavolo, divento un tantino nervosa …
Un grande abbraccio solidale, enotecaro foodblogger. E ti auguro un buon lavoro.
buongiorno uvettina mia! che bello questo post! mi dispiace che sia un periodo così impegnativo, ma vedrai che sarai premiata per l’impegno…e poi quel panettone ha proprio un bel “look” :-) deve essere buonissimo!
bacione
Silvia
Troppo forte questo tuo auto-ironico e spassosissimo post! alzo un virtuale calice di sostegno, molto partecipato perchè anche per la sottoscritta produttrice è un periodo a dir poco intenso… ;-)
Che tenera l’enotecaria indaffarata golosa e stanca.. Questo è un Natale speciale per Te..
Ma anche per me: il 24 novembre è nato Pietro, il mio nipotino…ricordi quanto tempo fa ne avevamo parlato? pareva dovessero passsare tanti giorni e adesso è lì.., rotondo, dolce e indifeso:3 Kg di felicità. E noi siamo in rivoluzione totale. niente sarà più come prima…
Un caro Augurio per un Bel Natale e un abbraccio affettuoso
bianca
forza e coraggio Uvetta…..noi aspetteremo con ansia il tuo ritorno ai fornelli! e ti auguro che la fatica di questi giorni sia ben ricompensata…
Cara Uvetta,
ricordo con piacere il nostro incontro da UTDZ e mi fa piacere rileggerti…(per vari motivi sono stata un pò fuori dal mondo food blogger).Volevo salutarti ed augurarti buon natale!
e ti ho messa tra i miei link!!!
baci
Su su Uvettina che la bolgia è quasi terminata!
:)
besos
spero e mi auguro che finalmente ti stia riposando e godendo il momento magico… Auguri tesoro, SICURAMENTE il 2009 sarà un anno memorabile, quindi riempiamolo d’auguri fatti col cuore :-)
Ciao Uvetta,
tanti auguri di felice 2009!
MIchelangelo
Come ti capisco! Quando lavoro e non c’è tempo per cucinare lo spirito della massaia protesta e va subito in depressione. Per fortuna che poi arrivano le feste e si fa la pace con la cucina e la massaia.
Tantissimi auguri per il 2009. Che possa sfornare tanti biscotti quanti ne desideri!!!!:)))
ehilà Uvetta, sei uscita indenne dal tour de force natalizio? spero di si! mi ha detto un amico che a Torino ha nevicato la notte di capodanno…dev’essere stato molto bello!
felice anno nuovo cara!
un abbraccio e buon anno 2009
Cara la mia enotecaria, ti faccio tantissimi auguri di buon anno, e torna presto in cucina! (e anche in cantina :))
ciao uvetta come va? torna presto, e buon anno! :-)
sara
Grazie a tutti per gli auguri e la solidarietà :-)
Un caloroso buon anno anche da parte mia!!
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